L’eterna lotta tra Capitalismo e Socialismo, per quanto sia stata una questione lungamente dibattuta nel mondo occidentale, è sempre stata abbastanza lontana dalle nostre vite da non influenzare mai, sul serio, le nostre esistenze. Ma come in ogni considerazione in valore assoluto che si rispetti, anche essa presenta un’eccezione. E l’eccezione è stata la Germania divisa. La Germania non è la Russia, non è Cuba: la Germania è qui, a poche ore di macchina, la vediamo in tv ma sappiamo che è davvero a un tiro di schioppo. Per cui, la Germania, poteva rappresentare un problema. E così (non per me che ero troppo piccolo) per molti ragazzini è diventata uno spauracchio, i genitori ti spiegavano che c’era una “Germania come noi” e una “l’altra Germania”. Questa eterna lotta tra bene e male (che poi, chi lo sa veramente cosa è bene e cosa è male?) si è protratta fino a quel giorno del novembre 1989 quando il Governo dell’Est diede il via libera alle visite in Germania Ovest: il muro era ancora su ma nei fatti non esisteva più.
Ora, la dicotomia oltre che tra bene e male era, per quanto riguardo lo sport, anche tra forti e deboli, ricchi e poveri. Così voglio portarvi indietro nel 1974, quando la Germania come noi, quella buona ospitava i Mondiali di Calcio e il destino (ho dei dubbi che davvero sia stato il destino ma tant’è) mise assieme nello stesso girone le due Germanie. L’ultimo match del girone, il 22 giugno 1974, era proprio quello che vedeva opposte le due fazioni teutoniche: qualificazione acquisita per entrambe, si giocavano la leadership del raggruppamento.
Da una parte, quasi come una metafore della vita reale c’erano le veloci e potenti “Mercedes dell’Ovest” incarnate in Beckenbauer, Vogts e Gerd Muller, fronteggiate, in una gara dall’esito scontato, dalle lente e macchinose “Trabant dell’Est”: calciatori totalmente sconosciuti, arruolati nelle fila della Dinamo Dresda, con nomi a dir poco anonimi per il grande pubblico: Bransch, Hamann, Sparwasser e soci.
Tutti quanti sappiamo che i valori nel calcio non sono quisquilie, infatti la Germania Ovest vincerà il titolo iridato e quella dell’Est verrà eliminata durante il secondo turno di girone sconfitta da Brasile e Olanda, raccogliendo un solo punto contro l’Argentina.
Ma i valori nel match singolo possono essere ribaltati, ed eccolo qui il nostro “calcio alla storia”. Per 77 minuti la Germania Ovest la fa da padrona ma al 78° Hamann improvvisa un lancio lungo diagonale verso il limite dell’area presidiata da tre difensori, sembra il solito lancio a vuoto dei disperati per alleggerire un po’ la pressione ma succede l’incredibile: Jurgen Sparwasser si inserisce dalle retrovie, il pallone gli sbatte letteralmente in faccia, un difensore si è già fermato, Hottges e Vogts restano spiazzati dal rimpallo, Sparwasser si aggiusta il pallone di petto, Sepp Maier, il portiere gigante, esce a valanga per chiudere lo specchio, Vogts si lancia in una scivolata disperata e Sparwasser, con tutta la naturalezza di questo mondo, colpisce il pallone sotto e lo insacca: capriola, lacrime e incredulità.
La Trabant era stata più veloce delle Mercedes! Quelle maglie azzurre, con lo scollo a V bianco e una mega scritta DDR sul cuore, che sembrava cucita dalla nonna, avevano avuto la meglio sulle eleganti divise Adidas dei cugini ricchi. Per una volta i deboli avevano vinto, i poveri avevano avuto la loro rivincita e Sparwasser divenne eroe nazionale e immagine della propaganda. Fu un gol per tutti quelli che, come cantavano i CCCP, volevano rifugiarsi sotto al patto di Varsavia.
Non mi dilungo su come proseguì la carriera di Sparwasser (che anni dopo fuggì al di là del muro), ma quel giorno il buon jurgen diede davvero un calcio alla storia!
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